
La nostra vita
è fatta di scelte.
In ogni momento
scegliamo
di “scegliere”
oppure
scegliamo
di “non scegliere”.
A volte si tratta
di scelte semplici
a volte complicate.
Scegliere
ci porta a prendere
qualcosa
e lasciare
qualcos’altro.
E non sempre ciò che scegliamo è la cosa giusta, è ciò che desideriamo veramente. A volte si è condizionati dalle situazioni, dalle necessità altrui e allora diventa difficile fare una scelta.
Ogni scelta o non scelta porta comunque ad un’azione, ad un andare avanti, anche se si rimane fermi.
Ogni scelta in qualche modo porta a un giusto o Errare = vagare… uno sbagliato…. ma cosa significa questo?
Cosa significa giusto o sbagliato? E poi in relazione con cosa? Con noi o con le necessità degli altri? Giusto o sbagliato per il nostro benessere o per il benessere degli altri? Giusto o sbagliato con l’avanzare dei nostri progetti?
La nostra esperienza di vita è composta da tante azioni che tendiamo spesso a giudicare con il metro del ‘giusto’ e dello ‘sbagliato’, dimenticandoci a volte che etichettando così le nostre azioni rischiamo di svuotarle del loro senso di crescita.
Potremmo cominciare a trasformare il ‘giusto’ con soddisfazione e lo ‘sbagliato’ con insoddisfazione, con rivedere, ricalibrare.
Identificare ‘giusto’ con ciò che ci fa stare bene e ‘sbagliato’ con ciò che ci fa stare male senza dimenticarci però che in un secondo momento potrebbe farci stare meglio.
Spesso tendiamo a lamentarci per ciò che ci succede, perché non fa parte dei nostri piani e ci sembra un intoppo, una fatica o una sofferenza di troppo. Eppure se accettassimo tale evento come qualcosa che fa parte del nostro percorso, potremmo concentrarci sul come integrarlo, sul prenderlo come un passaggio, come un modo per comprendere qualcosa di nuovo… insomma lo potremmo assorbire nel nostro percorso senza perdere tempo a preoccuparcene troppo
Abituarci ad accettare le situazioni che non possiamo cambiare, ci porta ad apprezzarle pur nella loro difficoltà, nella loro previa apparente inadeguatezza.
Ogni giorno siamo provati da qualcosa che ci turba, piccole o grandi cose, e diventa quindi un’arma vincente parare quel qualcosa, integrarlo e rivedere le nostre mosse, senza farci prendere da stress e malumore.
Facile da dire e un po’ meno da fare? Sicuramente sì… tuttavia cominciare ad avere questa consapevolezza può aiutare ad affrontare con un nuovo spirito imprevisti e difficoltà.
Ma torniamo al punto di partenza, andando all’origine della parola errore. Il suo significato è: deviazione, allontanamento, sbaglio. Mentre la sua etimologia si trova nel latino error, derivato di errare ‘vagare, deviare, sbagliare’.
Interessante… errare è sinonimo di vagare.
Eppure a volte sembra una condizione di fermo, qualcosa che quando affrontiamo o leggiamo come errore ci fa pensare allo stallo, quasi alle sabbie mobili che ci fanno sprofondare. Invece è il contrario è quel vagare, quel deviare da una retta via, da un valore, da un credo che ci può muovere verso nuove consapevolezze.
Jack Welch, Ceo della General Electric, in un’intervista alla domanda come fosse diventato un manager capace, rispose: “Prendendo le giuste decisioni”. E nel rispondere a come avesse fatto a prendere le giuste decisioni disse: “Prendendone di sbagliate”.
È quindi necessario guardare all’errore come una parte inevitabile delle nostre decisioni, del nostro agire.
Come frutto di un cervello più emozionale e uno più razionale che si alternano, che fanno a gara per far prevalere la spontaneità o la riflessività.
Eppure fin da bambini le espressioni dei nostri genitori, la loro voce alterata ci portano a comprendere che una cosa non doveva essere fatta o, per lo meno, che non era quanto l’altro si aspettasse da noi.
Il voto scolastico è un continuo valutare positivamente o negativamente l’impegno dei nostri bambini e ragazzi. Il rimanere indietro, il non comprendere, il non essere costanti, una difficoltà congenita, vengono determinati da metri di misura che rimangono staccati dal contenuto di un apprendimento.
La paura dell’interrogazione, del dover esporre qualcosa che magari non si è compreso fino in fondo, sono preoccupazioni quotidiane per bambini e ragazzi.
In questo momento sono aumentate anche le difficoltà legate a Dislessia e Discalculia, alle diverse forme di DSA (Disturbi specifici di apprendimento), che diventano un nuovo modo di apprendere per il bambino che, invece, dovendosi spesso uniformare alla linea principale, vive la propria difficoltà come una menomazione, un sentirsi diverso, un non riuscire ad essere al livello degli altri.
La dott.sa Daniela Lucangeli (Professore Ordinario in Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo presso l’Università di Padova e molto altro) lavorando con tantissimi bambini, ha potuto riscontrare molto spesso questo loro malessere, questa sofferenza per cui lo sbagliare causa profonde ferite.
Mi ha colpito molto il racconto della dott.ssa Lucangeli sulla storia di Andrea, un bimbo di 9 anni.
Riporto il suo racconto tratto da: Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere (Erickson, 2020): “Io e i miei collaboratori eravamo riusciti a vincere i suoi errori di scrittura, lettura e calcolo. Un successo! Poi lui mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: ‘Adesso, per piacere, mi togli che mi fa male?’ Sono rimasta senza parole. Che cosa intendeva dicendo che gli errori gli facevano ancora male? Mi sono resa conto in quel momento che la relazione fra fare errori e sentirne la sofferenza non è così evidente e che mi ero occupata fino a quel momento dell’errore, ma non della sofferenza che esso determinava nei bambini. Ero sconvolta, come se un terremoto inter- no stesse facendo traballare la mia architettura di scienziato. Quindi a far star male i bambini non era l’errore, perché, tolto l’errore, com’era possibile che la sofferenza restasse? E allora dove doveva essere rivolto l’aiuto che loro mi chiedevano?”
Questo episodio ha portato Daniela Lucangeli a guardare al mondo dei bambini, dell’educazione da altri punti di vista maggiormente legati alle emozioni.
Possiamo capire come nei bambini la sofferenza per aver fatto male, aver sbagliato, può provarli profondamente e persino per anni. In questo caso la gioia di apprendere si trasforma nel creare ferite da errori.
Per questo motivi dovremmo aiutare i nostri bambini e adolescenti a capire che senza errori non si cresce. Così come il bambino che sta imparando a camminare non imparerà se non cadrà più volte per terra, e sarà solo questo cadere e rialzarsi che gli permetterà di trovare il giusto equilibrio, la giusta forza, per reggersi sulle sue gambine e cominciare a muovere un passo dopo l’altro.
E come siamo noi adulti? In Italia siamo spesso suc- cubi di una mentalità cattolica legata al peccato, che, pur nella sua accezione positiva di ottenimento di una risoluzione e quindi di un poter ricominciare a camminare, in realtà ha creato una forma mentis basata più sull’attenzione all’errore, che sulla concentrazione sulla bontà dell’operato (e lo dico da cattolica praticante).
Portiamo spesso con noi il cercare l’errore, le cose che non vanno piuttosto che quelle che funzionano.
Che potrebbe essere un atteggiamento positivo se guardare a ciò che non funziona fosse strettamente legato al trasformarlo all’interno di un normale flusso di un’attività.
In Italia se un imprenditore fallisce è visto come un incapace. Negli Stati Uniti se un imprenditore non fallisce non vien considerato nel mondo degli affari.
Quindi errore e fallimento in fondo sono legati a cultura e mentalità.
E come possiamo viverli in modo produttivo?
Innanzitutto come detto precedentemente focalizzandoci sul messaggio che un errore, un fallimento vogliono portarci, evitando critiche esagerate e sensi di colpa bloccanti.
Poi intravedendo il messaggio che tale esperienza vuole darci
Uno strumento che reputo molto utile e potente è individuare, nelle diverse aree della nostra vita, le soddisfazioni e le insoddisfazioni di un periodo appena vissuto, che può essere l’anno terminato o gli ultimi3o6mesi.
Su un foglio suddiviso in due colonne, si scrive un elenco di almeno una decina di azioni che sono state produttive e risolutive (da una parte) e quali invece non sarebbero da ripetere (dall’altra parte). Questo lavoro ci permette di analizzare con tranquillità il nostro operato.
Da questo elenco possiamo poi ricavare le lezioni imparate, delle frasi che racchiudono la nostra esperienza e ci diano delle indicazioni precise.
Possiamo poi sintetizzarle con delle frasi brevi e precise, che ci diano una direzione: le linee guida. Frasi con massimo 8 parole, definite con un linguaggio positivo (senza negazioni di alcun tipo) e che ci possiamo rivolgere in modo risolutivo, qua- si imperativo, iniziandole con un verbo (fai… utilizza… credi… ispirati… ecc. es. Ascolta attentamente prima di parlare; Impara dalle tue azioni).
Questo esercizio può essere veramente utile da fare per analizzare l’anno appena passato e porre nuove basi per quello nuovo.
E nello scrivere le diverse situazioni che abbiamo vissuto possiamo ringraziare per ognuna di loro negativa o positiva, che ha dato soddisfazione o delusione. Considerando ogni azione come parte di un flusso che la vita ci ha do- nato e come un nuovo tassello di crescita e consapevolezza.
Possiamo così cogliere l’insegnamento da quanto abbiamo vissuto nostro passato per poi lasciare andare il passato.
Altro strumento che ci permette di avere un controllo e una visione sulle nostre attività è la pianificazione. Avere chiarezza sulle azioni che dobbiamo compiere per raggiungere i nostri obiettivi, dar loro un ordine, un tempo e monitorarle costantemente permette di intravedere velocemente gli errori e trovare soluzioni.
Tuttavia la pianificazione dovrebbe tenere conto sia delle azioni concrete che è necessario svolgere, sia della nostra crescita, di come noi viviamo le situazioni, quali atteggiamenti o abitudini è necessario migliorare o modificare.
Questo per poter vivere appieno le nostre esperienze di vita.
“Se la sola cosa che imparassero le persone fosse il non temere la loro esperienza, questo da solo cambierebbe il mondo.” Sydney Banks
Gli strumenti che ci permettono di vivere al meglio la nostra sono molti, in particolare li fornisce il coaching.
Porsi degli obiettivi ben formati è un altro aspetto fondamentale nella nostra vita, basati su chi siamo, sui nostri valori e dove vogliamo andare.
Se sei interessata ad un supporto per utilizzare tali strumenti, contattami qui: canumonica63@gmail.com
Monica Canu