In questo numero vogliamo parlare di una realtà milanese dedicata all’arte nelle sue molteplici rappresentazioni e della sua protagonista, quale esempio anche di imprenditoria femminile nel settore artistico.

Chi è e dove lavora Laura Maddalena Gerosa

Laura Maddalena Gerosa è nata a Milano negli anni sessanta. Illustratrice, scultrice, ha compiuto studi artistici e si è specializzata in disegno anatomochirurgico. Approccia studi filosofici perché attratta e affascinata, in particolare, dalla lungimiranza dei grandi cercatori di verità quali Platone, Seneca, Socrate, Eraclito, Pitagora.

Ha collaborato come illustratrice in vari ambiti professionali in Italia e all’estero, per l’editoria e per l’industria cartotecnica. Ha partecipato a progetti didattici in Madagascar, dove ha scoperto che non aveva molto da insegnare ma sicuramente molto da imparare.

Le sue sculture ispirate dal percorso di conoscenza sono “opere di trasformazione in cui si evidenzia il senso dell’Assoluto” (P. Andronico Tosonotti); “Pensieri addensati in materie corpose” (A. L. Coruzzi).

Determinante per la sua formazione è stato il padre Arnaldo, figura carismatica, medico, artista-spontaneo, la cui filosofia e l’esempio di vita sono stati la vera fonte di ispirazione. E grazie al sodalizio padre-figlia prende vita lo Spazio Lambrate, punto di incontro e condivisione, di formazione e sperimentazione artistica, un contesto multidisciplinare, un incubatore d’arte.

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L’illustrazione, la scultura, lo Spazio Lambrate, cosa unisce queste realtà, queste tue creazioni?

L’illustrazione è stata la mia professione per un ventennio. La scultura è la materia che per me ha un fascino irresistibile. Tutto è materia, siamo materia in trasformazione. Vivo la scultura come una sorta di partecipazione a questo processo già in corso.

Un passaggio naturale e spontaneo, trasformo e mi trasformo, nasciamo e moriamo, ogni cosa diventa altro da sé, è come cercare di catturare la propria immagine allo specchio per riflettere la propria incoscienza. Anche lo Spazio Lambrate ha questa funzione, è un po’ lo specchio di me stessa, racconta la mia storia, ci sono le mie impronte, oltre a quelle di mio padre, ci sono tutti i miei desideri, quello che sono e quello che vorrei diventare. E’ la mia opera eternamente incompiuta, come è incompiuto tutto quello che è finché vivo, quel senso profondo di inquietudine, quel vuoto che non si colma mai.

Lo Spazio Lambrate è ubicato nell’omonimo quartiere che ospita numerosi spazi ex industriali, riqualificati e ripensati per realtà ed attività creative, quali sono le discipline e le attività che interagiscono in questo luogo di sperimentazione?

E’ un luogo dove discipline diverse si incontrano e si fondono, favorendo sperimentazione e ricerca: Musica, Teatro, Fotografia,Danza, Arti visive, Cinema, Poesia.

E’ un’avventura che, con mio padre, abbiamo definito un gioco per riempire di colore il mondo, per stimolare la creatività, per favorire la nascita e il consolidamento di relazioni interpersonali e d’aggregazione culturale.

L’esperienza di Spazio Lambrate è stata portata anche come testimonianza di ciò che accade in città nel contesto del laboratorio “Parole in circolo in città” all’interno del carcere di San Vittore a Milano. E’ stato molto interessante vedere come i racconti di un piccolo spazio possano avere suscitato tanto interesse in chi sfortunata- mente vive un periodo di detenzione, ma a cui non si può impedire di sognare e sperare in un futuro diverso.

Inoltre abbiamo ospitato rassegne di improvvisazione teatrale firmate Yesand, dove al buio, con il pubblico bendato, vedente e non, gli spettacoli erano fatti di soli suoni, voci e musica. Anche le forme diventavano protagoniste nella percezione e nello scandire di un tempo altro. Un’esperienza bellissima che speriamo di poter ripetere.

Il regista teatrale Alberto Oliva ha inserito Spazio Lambrate nella rubrica “Anime Nascoste” del quotidiano “Il Giorno” dove racconta dei luoghi che riempiono silenziosamente Milano di attività culturali.

Quali sono i progetti più imminenti di cui ti stai occupando?

In questo momento stanno nascendo due progetti importanti.

Il primo in ambito musicale in collaborazione con un altro spazio e con Elisabetta Ronchi, titolare della scuola musicale “Ottava Nota” a Milano. Pianista, insegnante, organizzatrice di concerti, incontri culturali ed eventi in collaborazione con il Comune di Milano.

Fra le iniziative in programma ci saranno concerti di musica classica, fiabe musicali, spettacoli per bambini, incontri musicali e culturali su temi specifici, master-class e opere studio con giovani interpreti emergenti come protagonisti.

Il secondo è una rassegna in ambito artistico teatrale sperimentale con la direzione di Ida Kuniaki, artista che ha insegnato e lavorato come regista di spettacoli teatrali e musicali,in Italia, in Giappone e in molti altri paesi.

La rassegna intitolata SINOPIS avrà l’obiettivo di far interagire fra loro teatro, scultura, danza, immagini in performance con il pubblico partecipante.

Proprio come la sinopia che è il disegno preparatorio usato per la pittura a fresco e per il mosaico, così, con questa sperimentazione segneremo le tracce di un’ opera che prende via via forma.

Dai grandi faccioni in vetroresina appesi alle pareti, ai soffitti, agli alberi, galleggianti sull’acqua, ora sono in cantiere sculture da indossare, da mettere in scena in questa rassegna, lavorerò sulle maschere.

Le mie prossime creazioni saranno realizzate come delle sinopie a questo scopo.
Stiamo anche programmando delle serate di sperimentazione artistica in cui metteremo in scena tutte le discipline: concerti, mostre, conferenze e convegni dedicati alla musica e a temi culturali in genere.

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Tra i miei progetti futuri la possibilità di poter esporre i disegni realizzati dai bambini del Madagascar.

Imminente è l’appuntamento con il Photofestival. Dal 16 Settembre al 31 Ottobre Spazio Lambrate ospita le mostre fotografiche “Q.b.” di Marzia Rizzo e Maria Cristina Anelli e “Manichini” di Vittorio Valentini. Una partecipazione che vede il proseguimento di collaborazioni importanti con la realtà culturale milanese come il Festival del disegno, Piano City, Piano Mirroring, Book City, Design Week.

Quale messaggio vorresti trasmettere ad altre donne che sono alla ricerca del proprio potenziale?

Credo di potermi definire una donna tenace che vive appieno la vita mettendo sempre tutto in discussione con un’inquietudine che mi sprona continuamente. Come dice Richard Bach ne “Il gabbiano Jonathan Livingston”, se sei vivo la tua missione sulla terra non è ancora compiuta.

Mi piace sfidare i limiti, gli schemi, gli stereotipi, le parole vuote e l’esistenza vuota. La ricerca del bello, del buono e del vero sono il mio stile di vita.

Consiglierei a tutte le donne di avere fiducia nella loro forza creativa e lasciare che si manifesti senza alcun limite, di assecondarla, accompagnarla e infine godersi il meraviglioso spettacolo.

Mina Tomella