mani congiunte in un campo di grano
Durante questa calda estate,
con le bellissime giornate
piene di sole,
di incontri, di viaggi, di passeggiate,
di riflessioni e tanto altro,
mi sono chiesta:
“Come posso far sì
che queste “esperienze estive”
rimangano nel mio cuore
anche nei prossimi mesi,
nei mesi più freddi dell’anno
e così per potermi aiutare
nei momenti di difficoltà?

L’estate incarna un periodo prezioso della nostra vita perché possiamo fare esperienze uniche, irripetibili e di aiuto, di sostegno per i mesi successivi che andremo a vivere. Perché dico questo? Perché nulla è più salutare di questa sosta purificatrice dove possiamo abituare all’ozio e plasmare il nostro corpo, la mente a nuovi ritmi equilibrati e di cura per accrescere il nostro benessere interiore.

Cosa contribuisce, nel periodo di ferie, ad immettere energie propositive e di buon auspicio per i giorni a venire?

Come costruire quel contenitore di forze rigenerative da cui attingere in periodi successivi, anche quelli sfavorevoli che incontriamo nella nostra vita?

Tanti sono gli elementi attuativi verso cui indirizzarci per promuovere una Cura estensibile a giornate più difficili e fredde a cui andremo incontro.

Esistono quelli che io chiamo beni-rifugio e li definisco così perché essi vanno acquisiti ed educati perché la nostra vita spesso ha bisogno di ritmi ripetitivi e scanditi in tempi risonanti che possono rivitalizzare le nostre facoltà.
Un po’ ciò che succede, se facciamo un esempio e ci pensiamo bene, quando raccontiamo una favola o una storia ai nostri figli, ai nipoti.

Quel ritmo terapeutico scandito dalle parole di una favola che si avvale di echi ripetitivi salvaguarda le immagini emotive del bimbo, lo aiuta ad equilibrare il suo assetto psicologico rendendolo capace nel tempo di sodalizzare con chi nella vita fa più fatica o è più fragile.

Tutte le fiabe sono propedeutiche e così anche il gioco inteso come modus vivendi di parte condivisa di vita. La fiaba educa come la narrazione che si annida dietro ad una memoria storica, dietro ad una testimonianza e la cui parola anche nella ripetizione, ogni volta giunge diversa, arricchente di particolari nuovi.

Sono i racconti e pregni di virtù etiche che divengono nel tempo altisonanti prendendo maggior vigore proprio in quella ripetizione mai obsoleta; ripetizione scandita da nuovi sguardi, da nuove parole aggiuntive chiarificatrici. Sono il gas della nostra vita e rappresentano la Cura sovrana della nostra vita.

Noi siamo sempre artefici di un destino su cui possiamo ampiamente agire attraverso la narrazione.

E allora quella narrazione andiamo a scovarla fra le pagine di un libro, nell’ alchimia preziosa fra due persone che a cuore aperto si aprono, nel ritrovarsi in un gesto che il tempo e l’età non può mai diminuire di significato e di entusiasmo; scopriamoci arditi in questa narrazione dove sentirci un po’ unici e irripetibili, arrischianti in un terreno nuovo di conoscenza, in una estate rovente che cede già il passo al cambiamento.

Accogliamo la storia dell’altro facendolo partecipe anche della nostra. Impariamo a condividere senza pregiudizi e aspettative, impariamo a specchiarci in quella musica corale che si assottiglierà sempre più, man mano che proseguiamo, fino a renderla più sintonica e propositiva.

Un lascito prezioso questo che nelle giornate fredde e scure dell’inverno si affaccerà nei nostri pensieri regalando pace e serenità ai nostri cuori, fino a relegare i tempi più ardui della vita in un angolo della nostra mente.

Poi sfruttiamo anche la “ fortuna culturale” che ci circonda annotando ad esempio su un quaderno le frasi che arricchiscono la nostra evoluzione, la crescita personale trascrivendo la citazione di un letterato o la riflessione di quel filosofo, di un certo scrittore, una frase etica ripresa su un giornale del nostro grande Padre gesuita, del nostro Presidente della Repubblica che sa giocare il suo ruolo con grande maestria incanalando le risorse delle parole in modo a volte così ineccepibile che vorremmo in parte tutti assomigliargli: Parole che si increspano come onde a salvaguardia di tutta la nostra comunità invitandoci spesso a sostare su un assetto vigoroso di equilibrio, su alti valori civici.

Ritorniamo a rileggere quelle loro parole con ardore e credo personale, più le faremo nostre come esempio di virtù, più nel tempo quelle parole creeranno tessuto di appartenenza, valore importante per una comunità di destino che ha sempre bisogno di ritrovare se stessa attraverso l’esempio etico di persone significative e di alto pregio intellettuale per non perdersi e destrutturarsi.

Agganciamo nel periodo estivo le nostre isole fatte di tramonti, anche in solitario, rendendoli unici, o abbracciamo le nostre albe suggestive senza il timore di perdersi in esse e riprendiamoli questi scorci, uno ad uno, quegli attimi fortunati con l’immagine di una foto scattata all’improvviso che sappia nel tempo regalarci quel tocco memorabile di natura in cui è molto importante sentirsi a volte a mezz’aria, sospesi e un po’ persi, sbottonati dall’iter quotidiano…sentiamoci sempre un po’ funamboli in una terra di nessuno.

Impariamo quindi ad amare la natura e il suo verso, l’eco che si preannuncia sempre nuovo per ogni stagione, non disdegniamo di essere civili tenendo in cura l’ambiente, ciò che ci circonda, la cura di un sentiero, l’equilibrio di un piccolo orto in cui sostare e scegliere, la giustezza di un luogo del sé preferenziale (una stanza tutta per sé) dove fermarsi e riflettere.

Questa Cura non disperderà mai il suo valore e segnerà tutto il nostro cammino nell’incedere di giornate più difficili e tortuose che incontreremo dopo l’estate; quelle risonanze ci aiuteranno a sentirci più in equilibrio, a trasformare quel bello in possibilità aggiuntive, in senso da costruire.

Impariamo poi a voler bene alla persona che stimiamo e in cui riponiamo fiducia e quando percepiamo a fondo quel bene restituiamo quelle parole al mittente perché nulla è tanto caro quanto sentire a noi vicina una persona a cui siamo legati per stima e affetto profondo.

Impariamo ogni giorno ad essere grati alla vita e ogni volta che nelle stagioni fredde ed impetuose incontreremo dubbi o la fatica del vivere cerchiamo di traslare il pensiero portandolo a quell’estate di appartenenza in cui abbiamo costruito segni propulsori, atti trasformativi. “Come posso trasformare questa ansia in agito benefico? A cosa posso collegarmi per superare questa umbra giornata e questa fatica interiore?”

E allora avanziamo, apriamo quel cassetto colmo di foto, di immagini, di frasi riprese, di memorie quasi assopite e iniziamo a parlarci, a dirci; alziamo il nostro telefono e annunciamoci: “Ciao come stai? Come hai ripreso la tua vita dopo l’estate? Suggerimenti? Ti ricordi questi nostri giorni trascorsi insieme…”

E in tutto questo regaliamoci il tempo del camminare, dell’abbracciare un albero, di saltellare in un corso d’acqua sentendo le scintille zampettare, non scordiamoci di aprire quella porta e guardare al cielo con sguardo fiducioso, di speranza e con un sorriso positivo perché la vita, lo sappiamo, se non ti arrendi, può regalarci ancora molto, se noi lo desideriamo veramente.

Se avanziamo con curiosità molto si apre, tanto si propaga e si crea.

Sonia Scarpante