Con l’uscita del tuo ultimo libro
“Pensa Scrivi Vivi.
Il potere della scrittura terapeutica”
hai raccolto molti consensi,
ci puoi raccontare perché secondo te
questo libro sta avendo tanto successo?

“Pensa Scrivi Vivi” è un testo che parla a tutti noi attraverso la forza della testimonianza, il potere del lavoro introspettivo inteso come Cura e Conoscenza di sé. È un testo che promuove la capacità della relazione, l’efficacia del lavoro di gruppo attraverso la mediazione della parola. Non a caso la prefazione di Eugenio Borgna fa riferimento alla bellezza della parola e come lo psichiatra ci insegna attraverso i suoi testi “le parole sono creature viventi”. Le parole fanno parte del nostro incarnato e a volte hanno bisogno di esprimersi per renderci anche persone migliori, più capaci.
Nella sua incandescente prefazione Borgna ad un certo punto scrive: “…le sue riflessioni, che ho letto commosso, e ammaliato, sono scialuppe, sulle quali ciascuno di noi è invitato a salire: salvandosi”.
La bellezza di queste sue righe tocca la profondità di queste toccanti testimonianze di cui è intriso il libro attraverso la testimonianza la persona mette in luce il forte bisogno di alleggerire la propria vita stemperando attraverso la scrittura le emozioni di una vita, le proprie frustrazioni, i nodi di relazioni affettive che vengono messi a nudo con il tramite della parola scritta, le relazioni sotto taciute nel tempo per paura, per vergogna di affrontare una propria verità. Nodi che a volte esplodono nella loro forte consistenza sfociando anche in deflagranti sensi di colpa dove a volte basterebbe una parola, uno sguardo protettivo per diminuire quella durezza.
La scrittura terapeutica la definisco la scrittura dei nodi e non potrebbe essere diversamente perché man mano la persona si cala nella sua storia e nella sua memoria più riesce a scendere a patti con sé stessa imparando a dialogare con le sue ombre e le limitazioni. In questo viaggio che rappresenta un po’ il viaggio della speranza il lettore impara ad entrare nel proprio mondo attraverso la let- tura dell’altrui narrazione, cogliendo l’occasione di imparare a specchiarsi nelle altrui vite per elaborare le fatiche e fragilità della propria vita, le diverse ambivalenze.
Durante la lettura ci si prende a braccetto gli uni con gli altri in un rispecchiamento rigenerante con il desiderio di amicarsi la scrittura per farla diventare uno strumento di conoscenza valoriale e di autorealizzazione personale. Sono testimonianze di vita vera che ci parlano della nostra anima e chi scrive è persona comune o il professionista della Cura, il medico, lo psicologo, i giovani intercettati nelle classi di Milano che ci invitano a scoperchiare il loro mondo per renderlo più facilmente leggibile ai nostri occhi. Sono testimonianze di vita autentica, quelle riprese nel libro, che ci insegnano molto.
Riscopro sempre più un’affinità di senso nelle parole del grande psichiatra quando chi osa così magistralmente: “Sì, la scrittura è un medium che fa sprigionare dal cuore risorse smarrite, o perdute, ignorate, o dimenticate. Così noi viviamo…”
Il tempo ci consegnerà una risposta proporzionale alle attese e alle speranze del lettore, solo il tempo ci farà capire il valore di questo libro, ma non nascondo che ad un solo mese dalla sua uscita le reazioni sono molto confortanti e di stimolo a nuove presentazioni e connessioni relazionali. Vedremo se questo libro sfocerà nell’incanto continuo di una relazione che progredisce e matura; fra il lettore e la vita del testimone riportata nel testo credo in sincerità avverrà quella simbiosi e quella catarsi che solo una relazione veramente empatica sa mettere in rilievo per il suo significato profondo. Sono fiduciosa come lo sono stata in questi 24 anni di costruzione con la scrittura.
Fin dalle prime righe il lettore è invitato ad immergersi in un percorso che fa parte del tuo metodo, puoi evidenziare gli aspetti più importanti di questo percor- so?
Sì, il lettore si immerge in questo viaggio della conoscenza attraverso la scrittura che è parte essenziale del mio metodo.
Il percorso si avventura in temi legati al sé, (a me stesso- lo sconosciuto- a chi ha segnato la nostra vita…e a temi simbolici come la casa- il viaggio…), un percorso che si annoda alla memoria, la memoria contenitore nevralgico di appartenenze valoriali su cui è importante investire per imparare a superare, a camminare sulla via della riconciliazione. Lo spirito motivante che nutre questo percorso introspettivo è la forma epistolare e la sua forza viene nutrita dal desiderio, il desiderio di superarsi, di ampliare i propri orizzonti, di far pace con chi abbiamo interrotto un dialogo, un confronto.
Come puntualizzo nel testo: “Per essere in quella luce dobbiamo attraversare guadi e ponti: venire a patti con la nostra sofferenza, con le paure
e le cose irrisolte.
Cerca, allora, di visualizzare le asperità della tua vita, e descrivile in dettaglio: solo così riuscirai, col tempo, a riconciliarti e trasformarle in forza. Sarà un’esperienza davvero catartica per la tua mente e anche il tuo corpo che, come sai, alla mente è strettamente connesso…Non temere. La penna ti chiede di essere sorretta come una fiaccola che irradia luce, come la lancia di un cavaliere senza paura. Attacchiamoci al primo appiglio e teniamolo bel saldo: la salita pro- voca sempre vertigini, ma guardiamo in alto! “(dal testo Pensa Scrivi Vivi)
Da donna a donna, quali sono le chiavi di svolta che ogni donna può trovare nella lettura e nell’applicazione del tuo metodo?
Le chiavi di svolta che la donna può ritrovare sono diverse durante la lettura e l’applicazione del metodo e sollecitano un’apertura e il desiderio creativo di cimentarsi come sto già sperimentando dopo le prime restituzioni della lettura.
E se posso inoltrarmi nello specifico del femminile ma direi anche del maschile, vorrei riportare alcune righe del testo per i vari intendimenti positivi che riscontriamo nelle testimonianze tratteggiate dove la ricerca del sé non ha genere, è sostantivo legato alla identità della persona. Non a caso sempre più uomini accedono anche ai corsi e ai miei Master di scrittura terapeutica. Il bisogno di rendersi trasparenti a sé stessi è alto e credo che la pandemia prima, la guerra ancora in atto oggi, siano solleciti forti a prendersi per mano con delicatezza per imparare a prendersi cura del sé e di conseguenza dell’altro con cui desideriamo costruire una relazione feconda attraverso la bellezza della parola.
Dal testo: “Pensa Scrivi Vivi. Il potere della scrittura terapeutica”
Esiste cura migliore di questa, caro amico? A questo punto, lasciami dire una parola in particolare per le donne, per noi donne. Il riscatto femminile deve uscire allo scoperto. Le madri devono essere complici delle loro figlie. Sono le madri che devono attuare questa grande trasformazione generazionale, e diventare sostenitrici di altre donne, soprattutto di fronte a realtà di violenza o sopraffazione.
Non prostituiamoci alla mediocrità, non siamo complici di situazioni che stridono con il senso di responsabilità. La sofferenza va trasformata in verità e forza.
La vita non può fermarsi mai alla ferita subita, al senso di colpa, al vuoto vissuto. Davanti a queste cose bisogna ergersi con forze di inaudita bellezza, affinché attraverso il pensiero positivo nasca il cambiamento.
Il senso di colpa e la negatività sono trappole che ci tengono prigionieri: per crescere e superare quegli stati emotivi chiusi dobbiamo metterci alla prova e vedere nel cambiamento sempre un’opportunità…
Il desiderio va a braccetto con la nostra autorealizzazione: è venuto il tempo per noi donne di recuperare l’autostima. È prioritario recuperare il senso femminile in un mondo che tende a valorizzare la sola visione maschile, compromettendo ambiti preziosi dove la cura e l’educazione fanno la differenza. Spesso auto- censuriamo la nostra dimensione emotiva, come se fosse un difetto, incompatibile con un’esistenza equilibrata.
Questo è un grosso errore, che commettiamo un po’ tutte, e ad insegnarcelo sono gli uomini stessi – e meno male che le loro voci si fanno sempre più incalzanti! Pensa a Umberto Galimberti, Eugenio Borgna, Massimo Recalcati, Michele Serra… al nostro papa Francesco… che danno voce alla forza dell’educazione sentimentale, alla cultura emotiva, all’integrazione del diverso, al valore dell’essere donna.
Auguriamoci che queste voci diventino un coro sempre più grande, e si moltiplichino gli sforzi per costruire una vera parità, entro una società pervasa di forze ugualitarie. Più il maschile riuscirà a com- prendere la propria visione interiore, più si avvicinerà al nostro cielo. Il maschile autentico dovrà porsi contro il maschile malato che infligge violenza, sopraffazione, aggressività, con il coraggio di dire apertamente al mondo: «Io sono diverso e non mi riconosco in quel modello!».
Intervista a cura di Donatell Metelli