“In questo numero accogliamo Valeria Ciardulli
e la sua cratività: immagini ironiche e surreali cucite
su di lei e così moderne come la scelta di comunicarle
attraverso Instagram.”
Chi è Valeria Ciardulli
Valeria, romana, ha 42 anni
e lavora come art director
in un’agenzia di comunicazione
da oltre 20 anni.
Ha studiato grafica pubblicitaria e fin da bambina le piacevano
i lavori creativi e manuali: raccoglieva argilla in giardino
e creava oggetti.
Nel periodo dell’adolescenza trascorreva interi pomeriggi
in camera oscura tra ingranditore, acidi e vaschette,
eredità del papà fotografo.
Valeria Ciardulli autoritratto
Solarium Vip, 2021

Crescendo si è appassionata alla salsa, vissuta anche come momento di espressione.

Durante una serata in compagnia di un amico fotografo, che le ha lasciato fra le mani la sua macchina fotografica, Valeria ha iniziato a scattare “a caso” quasi per gioco. La sua conoscenza del ballo le ha permesso di cogliere, attraverso la fotografia, le emozioni delle persone ritratte, sorprendendo l’amico che le ha proposto di lasciarle più spesso la macchina fotografica e così è stato: dopo circa quattro mesi Valeria acquista una Canon M50 mirrorless.

Quanto ha ispirato il ruolo come art director nel tuo lavoro fotografico?

Moltissimo, quando guardo le mie foto riconosco tutta la grafica che è in me! Lavorando in agenzia mi sono passate sotto gli occhi tante immagini e questo è stato un vantaggio per quanto riguarda il taglio fotografico e lo stile, infatti ho inconsciamente allenato l’occhio a guardare oltre la semplice immagine.

Nelle mie foto c’è sempre un’idea iniziale, e venendo dal mondo della pubblicità per me è naturale: non si tratta di fare una fotografia ad un occhiale per esempio, ma l’occhiale deve comunque comunicare. Non deve mai mancare un concept, bisogna sempre cercare di trasmettere qualcosa a chi osserva, la comunicazione è alla base di tutto, che siano immagini, testi, canzoni, video, etc.

Fotografie surreali: il corpo come autoritratto o ritratto, fotografie concettuali realizzate a colori. Soggetti e oggetti interagiscono in una messa in scena dove nulla è lasciato al caso. Come nasce il progetto introspettivo di self-portrait?

Questo progetto è nato durante il periodo del lock- down per la pandemia da Covid 19, quando come momento di evasione dalla routine quotidiana ho iniziato a divertirmi con le mie creazioni.

È stato un modo per scoprirmi, per conoscermi meglio e nello stesso tempo per rimettermi in forma, considerando che tanti scatti richiedevano una certa forza fisica e contorsioni del corpo.

Ho visto il mio corpo come una tavolozza bianca che poteva diventare qualsiasi cosa, abbinando ad un concept, oggetti, giochi, frutta, verdura che mi ritrovavo in casa.

Nasce così il progetto My perfect little world, nome anche del mio profilo Instagram.

Tutto è iniziato una mattina di maggio quando un fascio di luce è entrato nel salone di casa ed ha illuminato le macchinine di mio figlio disposte sulla libreria. Ho avuto un’illuminazione e ho pensato: dove potrebbe entrare la macchinina immaginando che sia un tunnel? È così che il fascio di luce è diventata la strada e la macchinina è passata nel tunnel del seno. Da qui un’idea dopo l’altra.

Così I Viaggi di Gulliver diventano I Viaggi di Valery: un esercito di soldatini che si arrampicano sulle mie gambe. Mi diverto a creare scene come se fossi ogni volta in luoghi diversi, magari divento la protagonista della scena di un film o improvviso una partita di volano.

A volte si aprono dei cassetti nella testa, come ricordi presi a caso che, con collegamenti strani, mi portano a creare immagini come Piatta come una tavola da stiro, nata dal flashback di quando ero piccola e mi dicevano “Sei piatta come una tavola da stiro”. Altre volte girando per casa trovo oggetti che attirano la mia attenzione.

Capita anche che leggo frasi o sento canzoni che stimolano la mia fantasia, insomma cose a caso, qualsiasi input può ispirarmi, l’importante è osservare sempre ciò che mi circonda con occhi curiosi. Poi inizia il processo creativo e comincio a razionalizzare quello che voglio trasmettere, come interpretarlo in modo che sia chiaro, ma contemporaneamente incisivo e, spesso, ironico. Quando mi viene l’idea se non riesco nell’immediato la scrivo (ho la memoria a breve termine) e poi appena posso scatto.

In un’intervista hai definito le tue fotografie “stravaganti, minimaliste, eccentriche” e hai affermato: “Non mi prendo mai sul serio e con l’immaginazione, la creatività e l’ironia posso arrivare ovunque”. C’è un film, una canzone o un libro che influenza il tuo modo di vedere e quindi il tuo stile?

Il mio approccio minimalista ed eccentrico alla fotografia è simile alle piccole gioie della vita di Amelie Poulain, un’icona con cui condivido l’euforia della semplicità.

Il favoloso mondo di Amélie, un film che trasmette positività e solarità. Amélie è un personaggio delizioso e allo stesso tempo bizzarro, disarmante per la sua spiccata sensibilità. Trasmette fascino e una bellezza a tratti quasi inafferrabile. La bellezza della fotografia e l’attenzione ai dettagli ti immergono in una favola nella quale il quotidiano assume i toni della magia e dove le stranezze e la vita quotidiana si fondono allegramente.

Ci sono atmosfere magiche e un delizioso umorismo, creativo ed originale. Riesce a cambiare il nostro punto di vista e ad aprirci gli occhi su una realtà mai banale. Anche la colonna sonora di Yann Tiersen è degna di nota perchè ti coinvolge emotivamente.

Dicono che ho uno stile un po’ francese e sicuramente questo film ha influito molto sulla mia visione delle cose, principalmente nel guardare i dettagli sotto un’al- tra prospettiva.

Dalle tue immagini si percepisce una gamma cromatica che rimanda agli anni ’70, a un’atmosfera un po’ fiabesca, cosa è per te il colore e come realizzi le tue fotografie?

Io mi definisco un po’ vintage, per me il colore è tutto: mi consente di trasmettere sensazioni e mi permette di dare un ritmo alle immagini.

Utilizzo tovaglie di carta colorate come sfondi e mi diverto a mettere in scena tutto da sola: posiziono il cavalletto, la macchina fotografica, è fondamentale l’utilizzo dell’applicazione live view per inquadrare lo scatto e decidere le impostazioni. Racconto anche il backstage delle mie performance con i reels su instagram. Inizialmente intervenivo parecchio sulle immagini con la post produzione, ma ora che ho affinato la tecnica fotografica non è più così necessario.

Instagram come canale prevalente per divulgare i tuoi lavori fotografici è parte del tuo processo comunicativo e ispiratore di nuove idee e opportunità, ci vuoi raccontare la potenzialità che ha per te questo mezzo?

Fotografavo ormai da un anno quando ho partecipato a un corso sulla fotografia creativa di Irene Ferri, in particolare sull’uso di Instagram e mi si è aperto un mondo.

Ho ripreso in mano il profilo Valerycia che non usavo da tempo ed ho iniziato a postare le prime fotografie creative, successivamente un amico ha individuato che c’erano delle immagini sul profilo da cui traspariva una leggera sensualità ironica. Ho deciso quindi di aprire un secondo profilo, My perfect little world, che è diventato un progetto di autoritratti. All’inizio avevo paura che non si capisse il mio tono di voce, ma da subito i miei follower hanno capito il messaggio che volevo trasmettere: l’uso del mio corpo ironico, consapevole, comunicativo e mai volgare. Il confronto con le altre persone mi ha spinto a credere in quello che facevo, dopo i primi commenti ricevuti su Instagram ho capito che le mie fotografie piacevano davvero, volevano sapere

Uomo in camicia, 2021 di più sulla progettualità e sulla realizzazione delle immagini.

Ho deciso anche di mettermi in gioco chiedendo a degli sconosciuti di offrirsi come modelli, ormai sapevo come funzionava scattare dei self-portrait e mi interessava sfidarmi come fotografa: ho cercato di mettere i modelli a proprio agio, ho parlato con loro e li ho invitati a scegliere un oggetto significativo, sulla base della loro scelta ho creato il concept e ho scattato.

Chi mi conosce tramite instagram ha capito che persona sono: socievole, ironica a cui piace scherzare, con molti di loro siamo anche riusciti a conoscerci di persona ed è stato bellissimo.

Nei due profili ho dato vita al progetto Proverbi.

Nell’ambito della comunicazione ci sono tanti modi per rappresentare un’idea e far arrivare il messaggio.

Ho realizzato diversi scatti trasformando i proverbi in immagini giocando con i miei due profili instagram che hanno toni di voce differenti: due immagini diverse per ogni proverbio pubblicate contestualmente sui due profili.

Quello che ho voluto far arrivare ad un possibile cliente è che partendo dallo stesso concept, in questo caso il proverbio, il messaggio arriverà comunque anche se sono immagini diverse e che la comunicazione va fatta su misura.

L’erba del vicino è sempre più verde
Ogni bella scarpa diventa ciabatta, ogni bella donna diventa nonna
Gallina vecchia fa buon brodo
Una ciliegia tira l’altra
La notte porta consiglio
Al cuore non si comanda
Chi non ha testa, abbia buone gambe
Non è tutto oro quel che luccica
Chi trova un amico trova un tesoro
Chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia
L’appetito vien mangiando
Quando c’è la salute c’è tutto
Mai piangere sul latte versato
Rosso di sera, bel tempo si spera

Le tue opere sono state selezionate ed esposte in mostre collettive in Italia e all’estero, quali sono i tuoi progetti in corso e futuri?

Prima o poi mi piacerebbe inaugurare una mostra personale.
Nel 2020 ho partecipato a una mostra collettiva al festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia, dove la mia immagine Amazing è stata utilizzata per la comunicazione di tutto il circuito off.
Nel 2021 l’opera La gallina dalle uova d’oro è stata esposta nella collettiva “Tell my a story egg” alla ImageNation Paris su invito della curatrice Laura Tota, che ha trovato questa fotografia su Instagram e mi ha contattato.
Ho partecipato anche a ImageNation Milano nel settembre 2022, con Sono una persona accomodante riscuotendo una certa soddisfazione con la vendita della mia fotografia poco dopo l’inaugurazione della mostra.

New eyes è stata esposta nella mostra Figure Sonore che vede la rappresentazione del tema dell’ascolto. Tengo uno specchio davanti al viso che riflette il nulla perché spesso le persone vedono solo la superficie di un essere umano, mi piacerebbe appunto che imparassero ad ascoltare e vedere con occhi nuovi quello che c’è realmente dietro lo specchio.

Le idee nuove non mancano come Madame Lumière che ho realizzato insieme a Michela Zeppetella, dove il paralume uscito per caso da un brocantage diventa
un progetto illuminante e itinerante in varie zone d’Italia. #madamelumiereitinerante
A maggio 2023 ci sarà ImageNation Paris dove parteciperò con Parapetto.

Quale messaggio vorresti dare alle altre donne che sono alla ricerca del proprio potenziale espressivo?

Vorrei dire loro di non limitarsi, di sperimentare, ma soprattutto di essere curiose. Cercate di guardare intorno a voi con occhi diversi, cambiate prospet- tiva affinché ciò che vedete possa avere un altro significato per voi.

Confrontatevi con gli altri per avere nuove idee. L’importante è iniziare.

Intervista a cura di Manuela Metelli e Mina Tomella

Valeria Ciardulli sono una persona accomodante
Sono una persona accomodante, ImageNation Milano 2022

© Valeria Ciardulli Immagini