donna con cappelllo rosso all orizzonte
Quante volte ci siamo sentite
e ci sentiremo fare
questa domanda?
E quante volte
noi l’abbiamo fatta a nostra volta?
In genere è una domanda
di rito che si fa
quando si vuole creare
rapporto e valutare
lo stato di benessere
della persona a cui rivolgiamo
il nostro interesse.
La risposta dipende
ovviamente dall’ambito
interrogato che può essere fisico,
mentale o entrambi
e molto spesso la risposta
è anch’essa una risposta di rito,
volta a chiudere quel preambolo
in cui ci è stata rivolta
un’attenzione
più o meno interessata.

Scendere nello specifico della domanda per soddisfare il nostro interlocutore con una risposta più o meno ampia, dipende ovviamente dal tempo che abbiamo a disposizione, dall’interesse che questa persona mostra nei nostri riguardi o dalla voglia che abbiamo di condividere il nostro stato d’animo con essa.

È quindi quasi sempre più facile e sbrigativo rispondere: “Bene grazie” e chiudere lì l’argomento, poi a nostra volta riformulare la stessa domanda come forma di cortesia, che otterrà lo stesso effetto se la persona non vuole scendere nei particolari.

Condividere il nostro stato d’animo, le nostre riflessioni, paure, angosce ma anche felicità con le altre persone è una cosa comunque complessa e delicata che a volte può lasciarci con l’amaro in bocca per quello che può scaturire dalla conversazione e quindi viene da chiedersi, “per quale motivo non impariamo a farci questa domanda da soli, rivolgendola al nostro IO più profondo? Quella parte di noi deputata a catturare ogni minimo particolare, quella parte inconscia che rimane tale fino a quando non decidiamo di interrogarla con le giuste domande”.

Naturalmente non basta farsi le domande, bisogna anche avere il coraggio e la pazienza di restare in ascolto per catturare tutte quelle risposte che a fatica emergono, e che potrebbero non piacerci al punto da essere trasformate a nostro uso e consumo per sentire meno dolore!

Come dice il mio mentore e grande formatore Roberto: “ Bisogna avere il coraggio di distendere tutte le pieghe e le anse dove si annidano le risposte come si fa quando si pulisce a fondo un tessuto arricciato, o un luogo con tante insenature e risvolti.”
Avere il coraggio di andare a guardare in quei “meandri” dove stanno le risposte che determineranno inevitabilmente degli stati d’animo che non vorremmo provare e avere il coraggio di rimanere fermi, immobili a raccogliere tutto quel dolore che può affiorare fino al cuore, alla gola, agli occhi e riuscire a passarci in mezzo, consapevoli che quando tutto sarà passato saremo ancora qua, con un bagaglio di esperienza che varrà molto di più di tante ricchezze esteriori.

Qualunque sia il tuo dolore, la tua angoscia non potrà trovare una soluzione se continuerai ad ignorarlo!
È un po’ come la metafora della ferita che per guarire necessità di essere drenata, ripulita e disinfettata non solo fasciata e protetta dagli eventi esterni. Se copriamo soltanto senza fare l’azione di pulizia essa potrà solo peggiorare ulteriormente creando un’infezione ancora più diffusa fino magari arrivare a perdere tessuti o organi importanti.

La vita ci presenta continuamente eventi complessi da superare come un lutto, una perdita affettiva o professionale, come una separazione o la perdita di un lavoro, di una casa o altro. Ti sarà successo di sentire di non avere più certezze, di cercare disperatamente qualcosa dentro di te che sia ancora integro e di non trovarlo e alla fine capire che tutto il mondo che avevi costruito intorno a te si è sgretolato e collassato su se stesso come un castello di sabbia.

Sai intimamente che se tutto si è “disintegrato”, devi riuscire a capire anche dove TU hai sbagliato, in termini di mancanza di presenza, di ascolto, di senso pratico o critico, in termini di arroganza, ego o superficialità!

Capisco, … è un lavoro lungo e complesso, ma mai tempo fu speso in modo migliore!

Per ogni cosa c’è bisogno del suo tempo di “gestazione”, la natura ci insegna come ogni cosa abbia sempre bisogno del suo tempo e noi dobbiamo aver fiducia nel “Processo” delle cose.

Stai li, resta lì dentro di te, concentrati e vivi tutto quel “marasma” di emozioni. Ognuna di esse ha il suo significato e il suo messaggio e ogni giorno guardandoti allo specchio e facendoti un sorriso, impara a chiederti “Come stai?” poi con pazienza resta in ascolto per la risposta e continua a lavorare su quella!

A prima vista potrebbe sembrarti di non riuscire a fare progressi. Certo la persona che dopo aver perso un’amicizia importante o che dopo una separazione coniugale si riaccompagna subito con un’altra, può dare l’impressione di essere forte, determinata, scaltra, ma
a distanza di tempo ti accorgerai come invece non sia esattamente così. Questo perché spesso l’azione diventa reazione e quando si reagisce si tende a soddisfare un bisogno immediato che nel lungo periodo può non essere sostenibile.

Il cercare subito di “rimpiazzare” quella persona con un’altra, evitando di elaborare il “lutto” di quella perdita e le motivazioni che l’abbiano prodotta, potrebbe portarci in futuro a sbagliare nuovamente proprio perché non abbiamo dedicato il giusto tempo ad elaborare una nuova versione di noi stessi!

Una versione che ti porti ad avere un nuovo stile di vita che soddisfi i tuoi desideri, quelli che magari avevi riposto erroneamente su altre persone pensando che loro avrebbero potuto portarti la felicità. Ormai abbiamo capito tutti, che la vera felicità dipende solo da noi e non dagli altri, dipende da ciò che ti ripeti nella mente, dal tuo dialogo interno, da quella “vocina” che, come si è già detto altre volte, ti può portare in salvo o affossare.

Einstein diceva “ Il mondo è il prodotto del nostro pensiero e dunque non può cambiare se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare”.

Che ci piaccia o meno è tutto frutto della nostra mente, le nostre azioni sono guidate proprio da ciò che pensiamo e che in seguito mettiamo in atto. Ci costruiamo una realtà che poi finiamo per subire. Se però mi farò “prevaricare” dalle emozioni poco funzionali finirò per cadere in una sorta di “loop” dove potrei anche arrivare a rivestire il ruolo della vittima non accorgendomi di essere anche il carnefice di me stessa.

Occorre quindi senso pratico e critico, tenendo sempre ben presente che nessuno mai potrà combattere le nostre battaglie interiori meglio di noi e che dipende solo da noi riuscire a vivere una vita felice!

Come mi ripete sempre il mio caro amico e life-coach Marco: “ La felicità non è uno Stato ma un Comportamento”, perciò, è nostra responsabilità avere e tenere comportamenti che ci portino ad essere felici, tenendo il Focus su ciò che di bello abbiamo nella nostra vita, che funziona e che ci fa stare bene.

Un caro abbraccio e al prossimo appuntamento!

Sandra Grazia Carmignani