
Un tempo veniva detto che la decisione che prendevi per “la tua futura carriera lavorativa” sarebbe stata l’attività per tutta la tua vita.
Tante persone che sono oggi in pensione possono raccontare di aver lavorato nella stessa azienda, oppure nello stesso ruolo o ambito per tutta la propria vita lavorativa.
Altre persone sono occupate nella medesima attività ormai da tanti anni.
Altre persone ancora, che pensavano di aver trovato sicurezza e soddisfazione nella loro attività, ora si trovano allo sbaraglio o, addirittura, sono insicure o insoddisfatte del nuovo scenario lavorativo che si prospetta loro.
Ci sono i giovani che vogliono trovare la loro strada, altri che non sanno cosa fare, cosa studiare, cosa decidere, altri che non sono interessati al mondo del lavoro, dell’impegno perché avvertono un senso di inutilità o non sanno perché dovrebbero farlo.
Come madri, sorelle, compagne, amiche e per noi stesse, come donne abbiamo un ruolo importante nella costruzione dei futuri scenari come conseguenza delle decisioni di oggi.
Comprendere cosa ci può guidare nelle decisioni ci può aiutare non tanto per convincerci ad ottenere ciò che pensiamo di volere, quanto invece nell’accorgerci del flusso di vita che stiamo vivendo.
Ogni età, ogni fase di vita ha i suoi perché, ha le sue condizioni, i suoi stimoli e le sue ispirazioni.
Prendo spunto da alcune conversazioni di questo ultimo periodo estivo per condividere alcune riflessioni che emergono dalla vita reale.
Possiamo dire che, come avviene per le nostre cellule del corpo, ogni 7 anni il nostro corredo cellulare si è rinnovato, siamo come nuovi anche se con l’avanzare dell’età non è così evidente, anzi ci sembra il contrario.
Dobbiamo sapere che la nostra natura funziona in questo modo, quindi abitudini, pensieri, convizioni nuovi produrranno i loro effetti nell’arco degli anni successivi ne saranno da stimoli anche per il futuro.
Dobbiamo renderci conto che non restiamo uguali, ma, come la natura ci mostra, cambiamo continuamente.
La provocazione “Decidere il proprio futuro” porta con sé il messaggio che ogni volta che prendiamo una direzione, che ci interessiamo a qualcosa di nuovo, ogni anche piccolo cambiamento che adottiamo stiamo dando a noi stesse la possibilità di creare nuovi presupposti per la nostra vita.
Lo sa bene chi ha passione e applicazione per esempio in qualche disciplina sportiva o artistica, dove l’occuparsi con metodo, impegno e approfondimento fanno la differenza, e dove diventiamo capaci, bravi o semplicemente più soddisfatti di noi in quello che stiamo con passione esercitando.
Certamente avere una visione di sé stessi, di ciò vogliamo diventare, di ciò che vogliamo realizzare aiuta nell’indirizzare le nostre risorse, il nostro tempo, e a mantenere il focus sulle nostre priorità.
La vita stessa, i suoi accadimenti, gli incidenti di percorso, gli incontri importanti e quelli invece che vorremmo non aver mai fatto, fanno parte di quella scenografia che accompagna il diventare e realizzare il nostro modo di essere, le nostre ambizioni, i nostri desideri, le nostre aspettative, i risultati che vogliamo ottenere.
In tutto questo movimento fluido, come in mare aperto, il timone è ciò che dà una direzione.
Dove trovare questo timone dentro di noi?
Come trovarlo e come guidarlo?
Parto da un semplice esempio di fasi di vita che nelle mie conversazioni sono emersi.
Nel caso di “Angela” una ragazza piena di voglia di fare e che sta rivedendo le sue decisioni per l’indirizzo accademico da intraprendere, accade che ciò che prima sembrava una decisione già presa, ora diventa un problema perché “la scenografia” è cambiata, ci sono elementi, fatti accaduti, che comportano dubbi, difficoltà da superare e tutto sembra diventato “incerto”.
Gli scherzi della vita sono questi: quando pensi di aver tutto pianificato, tutto esattamente previsto, organizzato, ecco che un semplice episodio, o una nuova informazione, un dubbio emerso fanno crollare la certezza sulla decisione già presa.
Angela ha perso il contatto con il suo timone, con l’idea che si era fatta dei suoi prossimi passi perché deve scegliere tra opzioni diverse che prima non aveva considerato.
Proprio in momenti come questi, è bene ricordarsi del motivo che aveva spinto alla prima decisione, e considerare se è ancora un motivo prioritario, se ancora è così importante, se è ancora l’unica strada da percorrere.
Nel caso di Angela il motivo, che l’aveva portata alla decisione che ora è in dubbio, è un valore per lei importante, che vuole vivere nella sua vita e nella realizzazione delle sue attività e nel ripercorrere questa prima fase, si rende conto che, ora, con le nuove informazioni ricevute, con l’esperienza che ha fatto attraverso alcuni confronti professionali, può benissimo superare la prima scelta che, se pur la prima fatta e quella più semplice in quel momento, non è invece la più idonea a quello che veramente vorrebbe realizzare e che ora sa di poter fare attraverso una scelta più impegnativa della precedente ma per la quale non si sente più impreparata.
Il flusso della vita, con le sue onde e le sue risacche, ci porta come il mare, il sapore del sale che da una parte brucia e dall’altra vivifica.
Se ci concediamo di rimanere in vigile attesa di ciò che sta accadendo fuori e dentro di noi, se non ci facciamo portare lontano dalle sensazioni di paura, timore e fastidio, possiamo sperimentare l’intervallo che vive il surfista quando cavalca l’onda.
Se avete avuto occasione di assistere allo spettacolo di alcuni surfisti, soprattutto quelli che di prima mattina solcano le acque fredde dell’oceano, o se avete visto qualche film che narra le loro vicende, vi siete sicuramente rese conto che il tempo di attesa dell’onda è molto dilatato rispetto al momento in cui la si riesce a cavalcare.
Così nella vita prendere la decisione del proprio futuro è un momento magico, è quel momento in cui, come per quel surfista, si decide che è il momento giusto, che è la direzione da prendere, che siamo pronte.
La sensazione di essere portati dall’onda, quindi in questo caso dal flusso della vita, è come un’istantanea che fa comprendere il nostro potenziale, la nostra preparazione ed il nostro equilibrio, questo non dura a lungo ma ci accompagna nelle piccole abitudini, nei gesti, nelle attenzioni, negli interessi e nelle relazioni che ci mettono in connessione con quella parte di noi che sta aspettando l’onda e che ci tiene pronte a cavalcare quando questo accade.
Il fatto straordinario è che tutto questo non è esattamente prevedibile, mentre lo è la nostra tenacia e il nostro impegno per essere vigili e sensibili alle opportunità che ogni giornata ci offre, anche solo nella routine o nelle relazioni con gli altri.
Quando un gruppo di surfisti si trovano insieme non accade mai che qualcuno si scontri o intercetti l’altro durante la ricerca del flusso dell’onda giusta e del suo inseguirla e cavalcarla.
Questo sport è un grande insegnamento perché ci dimostra che ognuno ha la possibilità di cogliere e realizzare l’unione con il flusso naturale della vita, dove nessuno è di ostacolo alla realizzazione dell’altro.
Donatella Metelli