Quando siamo in confusione,
quando siamo oberate
oppure quando anche abbiamo
deciso di prendere una direzione,
che sia per una nuovo lavoro,
che sia per cambiarlo o migliorarlo
la prima domanda che ci assilla
è “E adesso cosa faccio?”
Non ci sembra vero
quando qualcuno ci spiega,
o leggiamo di qualcuno altro,
che, senza sforzi, ci indica gli step
per agire e per raggiungere
i nuovi obiettivi o trovare
nuove soluzioni a ciò che ci preoccupa.

Succede anche che ci sentiamo frustrate per non riuscire a fare con quella stessa facilità i passi per le nostre nuove azioni.
Conosciamo tutte il proverbio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”
E tutte noi sappiamo per esperienza, anche nella gestione quotidiana, che tra quello che diciamo di voler fare e quello che riusciamo a fare c’è molta differenza.
E se fosse anche un altro il significato di questo proverbio?
Se portasse qualche altra indicazione oltre a quella che tutte noi già conosciamo?
Le parole hanno un loro significato e la loro declinazione ha un suo significante, ossia produce per noi una sua influenza.
Nel lasciarmi condurre da questa frase mi rendo conto che ci sono due componenti che se ben coniugati ci possono portare con facilità al nostro desiderato.
Il primo componente è “dire”e il significante di questo verbo, oltre all’azione a cui corrisponde, contiene concetti, idee, modalità, intenzioni e opinioni.
Il secondo componente è “fare” ed il suo significante, oltre al verbo di per sé, contiene organizzazione, relazione, contesto, capacità, alleanza, opportunità.
Ossia da una parte ci devono essere determinati aspetti sia in “Dire” sia in “Fare” affinché si riesca invece a realizzare con facilità quello che il proverbio vede con grande difficoltà.
Se volessimo dimostrare che c’è veramente il mare tra “Dire” e “Fare” sarebbe sufficiente non approfondire questi aspetti e lasciare che i nostri pensieri e le nostre azioni spontaneamente si manifestino. A questo punto il proverbio ha proprio ragione.
Ora la domanda è in cosa consiste questo mare che separa “Dire” da “Fare”?
Se vogliamo considerare i loro componenti diversi risulta ovvio che ci sia una grande distanza, soprattutto una modalità diversa tra di loro come due lingue che non si riconoscono e hanno bisogno di comprendersi.
Partiamo dal “Dire” che rappresenta concetti astratti che “Fare” dovrebbe mettere in pratica. Se “Dire” non ha ben chiaro il cosa, il come ed il perché di quello che sta dicendo non sarà facile per “Fare” il realizzarlo.
Ora non stiamo parlando di due persone, sono sempre io in prima perso- na che dico cosa intendo fare e che poi mi metto all’opera per compierlo, questo dialogo è interno tra me che voglio fare e me che si mette a fare.
“Dire” per facilitare “Fare” ha bisogno di non solo avere le informazioni, e le motivazioni da esplicitare.
“Dire” deve anche “Ascoltare” cosa sta sentendo nel proprio intimo rispetto alla direzione, alla motivazione ed il significante di quello che intende mettere in atto.
Se la parte di me ascolta e comprende ciò che mi sta guidando nel dire, probabilmente mi posso aiutare a fare al meglio quello che ho deciso.
Facciamo un esempio:
“Dire” – Da domani per un mese voglio mangiare meno zuccheri.
“Fare” – Inizio a evitare gli zuccheri e poi nell’arco del mese me ne dimentico o, per evitare gli zuccheri, scelgo magari di compensare con cioccolato o altro e così ritrovarmi in un altro tipo di problema.
In questo caso il proverbio ha proprio ragione.
Quante altre volte è capitato di voler fare una cosa e poi non succede o si sono creati altri problemi?
Se mi riprometto di mangiare meno zuccheri per il prossimo mese, dovrei aver chiaro dentro di me alcune cose:
– Per mangiare meno zuccheri cosa intendo? Quanto meno?
– Quali sono gli zuccheri che dovrei evitare? Conosco dove sono contenuti? – Quali sono le motivazioni di questa decisione? È davvero importante per me?
– Ci sono altre priorità che non sto considerando e che potrebbero togliere la mia attenzione da questa decisione? Da cosa posso accorgermene?
– Cosa penso di ottenere prendendo questa decisione? Ne sarei soddisfatta dopo?
Ecco che “Dire” ora ha molti più elementi attraverso l’ascolto di sé.
“Ascolta” entra in azione per sentire il significato di questa decisione, gli aspetti di soddisfazione, ma anche gli aspetti di negazione, rifiuto o che impattano con le proprie emozioni e con cui trovare un equilibrio, un’ intesa.
È in questa fase che mi posso sentire più forte di quanto pensavo, posso fidarmi e affidarmi al mio intento perché so che, per esempio mi sento di volermi bene facendo questo, oppure sono convinta di migliorare il rapporto con il mio corpo oppure ancora di migliorare la salute del mio sangue, etc.
“Fare” a questo punto si sente supportato e stimolato e ha solo bisogno di imparare applicandosi.
Infatti, come l’esercizio insegna, per es. nel caso della decisione di ridurre gli zuccheri, potrei scoprire che posso mangiare cose buone anche senza tanti zuccheri, oppure scoprire il gusto, per esempio, del caffè anche senza lo zucchero, ma anziché sentirmi frustrata per la rinuncia mi sento motivata ad apprezzare quello che sto scoprendo: che posso fare qualcosa anche di diverso da quello che pensavo.
Per supportare in modo pratico “Fare” puoi scaricare l’agenda settimanale e mensile da compilare secondo le tue priorità e le piccole decisioni che puoi iniziare a prendere con “Ascolta” per un 2023 che ti auguro pieno di soddisfazioni per te e per i tuoi Cari!