Anche il mese di Ottobre
è ormai terminato,
e con lui lo sono
anche gli inserimenti
dei figli nei vari ordini
e gradi scolastici.
Iniziano invece le preoccupazioni:
“Si troverà bene?
Sarà rispettoso dei suoi coetanei?
Avrà un buon carattere?
bambina bionda che gioca

L’epigenetica ci racconta che l’ambiente dove cresciamo modula i nostri geni neuronali: il modo in cui noi viviamo modifica e modella il nostro cervello.

Questo accade in particolar modo nei bambini, infatti un ambiente emotivo ottimale, dove c’è una buona accoglienza delle emozioni e una buona comprensione permette una struttura cerebrale di un certo tipo.

Al contrario, un ambiente dove vige lo stress permette al cervello di formularsi in un altro modo per essere pronto alla risposta dell’ambiente stesso: i bambini che piangono spesso perché inseriti in situazioni di stress importanti, producono molto più cortisolo (l’ormone dello stress) del normale e quindi anche cervello e cervelletto si strutturano in modo differente durante la crescita.

La donna in gravidanza modula, crea e plasma il cervello del suo bambino. Una volta che il bambino nasce la stessa cosa avviene attraverso la sua educazione, con l’intervento di anche altre figure educative.

Nel bebè avvengono proprio delle modificazioni fisiche neuronali, ma non è solo la mamma a modificare il cervello del bambino, la cosa è reciproca: anche il feto, attraverso le cellule staminali inviate tramite la placenta al cervello materno, modifica i neuroni della madre soprattutto in quelle zone che sono deputate all’accudimento.

La frenologia, sviluppatasi tra Settecento e Ottocento, ha dato impulso a ricerche sulle localizzazioni cerebrali e alle moderne indagini sulle funzioni e sulla struttura del cervello. Nel secolo successivo, Pavlov (1935) riteneva che differenze nel tipo di temperamento, nei comportamenti e nelle prestazioni individuali, potessero dipendere da specifiche proprietà del sistema nervoso.

Da queste supposizioni e dalle categorie definite da Ippocrate (sanguigni, flemmatici, collerici, melanconici) deriva l’ampia gamma di tipologie di temperamento delle nuove scoperte di fisiologia.

Possiamo notare come i bambini reagiscano in maniera diversa ad uno stimolo. Vi sono alcuni, detti alto reattivi, che hanno una soglia sensoriale bassa e sono quindi portati a evitare le stimolazioni forti cercando situazioni ambientali tranquille; altri, basso reattivi, che invece ricercano situazioni ricche di stimolazioni e sollecitazioni.

Nutrirsi di stimoli ed esperienze nuove è fondamentale per l’essere umano, anche se ognuno può vivere queste situazioni in maniera diversa: un alto reattivo può vivere un cambiamento come una situazione di disagio mentre un basso reattivo ha sempre bisogno di mettersi alla prova e correre rischi.

Tutte queste caratteristiche possiamo vederle accennate o anche già ben definite nei nostri bambini, che fanno esperienza di socialità per la prima volta a scuola.

Avremo bambini “facili”, rapidi nell’approccio e nell’adattabilità; bambini “difficili” o “lenti”.

Non importa classificare, è più importante riconoscere le loro esigenze e accompagnarli nelle scoperte che stanno facendo.

Rachele Ferrari