In questi tempi di forti preoccupazioni
sul futuro, sul caro vita,
sulle prospettive dei nostri figli…
che passi fare per riuscire
a vedere nel nostro futuro
con occhi più sereni?
Quali strategie adottare
per non soccombere all’ansia?

Cara Signora Lorena, in questi tempi, come lei ben definisce, difficili e unici dal punto di vista storico (pandemia, guerra con situazione allarmante in Russia e a Kiev, ceto politico poco efferato e lungimirante…), i nostri interrogativi si amplificano, le preoccupazioni aumentano e sono sempre più vive ed impellenti.
Come districarsi di fronte a queste molteplici sollecitazioni che ci arrivano dall’esterno senza sentirsi persi ed esclusi? Come trovare un equilibrio interiore che ci possa suggerire stimoli positivi.
Proviamo a trovare una via insieme, cerchiamo di capire che passi fare per lavorare sul nostro benessere e nella costruzione di una fiducia verso il domani.
Credo che uno dei primi passi da farsi sia quello di creare positività nuove creando incontri, condivisioni culturali, perché nel confronto collettivo e sociale possiamo più facilmente comprendere gli accadimenti esterni e le diversità che si generano fra esseri umani.
È importante cercare negli altri elementi dialettici di confronto perché solo così vengono aumentate le capacità individuali e le possibilità di intervento personale. Senza incontro e senza colloquio non può esistere conoscenza, crescita intellettuale e approfondimento collettivo.
Per alimentare la condivisione bisogna credere nell’altrui storia, nelle sue fasi di cambiamento e di crescita, nel valore della consapevolezza che ha formato quell’individuo; bisogna tastare quel terreno imprevedibile della reciprocità. Si cresce attraverso l’esperienza e la testimonianza dell’altro (Liliana Segre uno dei massimi testimoni della nostra storia) e questo è il primo fulcro formativo e fondante che ci può nutrire di nuove forme di senso e di progettualità autosostenenti.
Le varie competenze possono trasformare la conoscenza in possibilità a venire, in opportunità valoriale per migliorare professionalità e capacità individuali.
Necessario è lo stato personale con cui ci poniamo di fronte alla storia dell’altro; dal punto di vista cognitivo non deve mai mancare una buona dose di empatia fatta di raccoglimento, attesa, e accompagnamento e una buona dose di umiltà cercando di evitare giudizi e pregiudizi.
Il porgersi con muta attenzione all’altro significa già relazionarsi con interesse verso la diversità e con autenticità verso una storia che inizialmente può non appartenerci ma che sempre più possiamo incarnare come nostra per le assonanze che ne derivano nel susseguirsi reciproco e per le complementarità che si sviluppano man mano.
L’incontro va auspicato ed è il primo fondamento a cui aderire per poter partecipare all’altro e imparare positivamente con passi successivi a leggere nella diversità una parte di noi.
Il secondo strumento che ci può aiutare a svicolarci da momenti di stress e di fatica quotidiana è legato alla ricerca del sé intesa come pratica filosofica.
Credo sia molto utile chiedersi di rimanere aggiornati, attraverso letture e trasmissioni culturali, su ciò che ci accade intorno, su temi sociali che sono sempre anche nostri e verso cui ci dobbiamo sentire responsabili e chiamati, partecipando in prima persona quando sentiamo forte il desiderio crescere, quando la nostra persona viene sollecitata a dire o a prestare la propria aderenza. Credo sia meritorio ed efficace sentirsi investiti dal senso di responsabilità, cercando di intervenire in situazioni che riteniamo ingiuste, oltraggiose o offensive, sproporzionate al nostro modo di sentire o alla visione del mondo che abbiamo costruito negli anni fra cadute, perdite e riprese.
Ci si sente meglio con sé stessi quando riusciamo a partecipare in prima persona ad eventi che ci toccano da vicino, cerando anche di superare l’incognita del confronto, la paura del dire e del porgersi verso gli altri.
Stare in disparte o far finta di nulla anche quando non vorremmo far cadere l’argomento ci lascia sempre un retrogusto amaro, un senso di insoddisfazione difficilmente colmabile. In tal senso, partecipando in prima persona anche la nostra conoscenza aumenta la sua portata, nell’interconnessione delle varie parti, e ne usciamo più forti e resilienti.
Si può esprimere tutto con educazione e accettazione dell’altro.
Terzo passo necessario è lavorare alla nostra interiorità costruendo valori inclusivi e di vera formazione, cercando di sbrogliare la matassa dei nostri nodi, di lavorare alle potenzialità della nostra mente come se fosse una creta da maneggiare con cura e rispetto; desiderando fortemente di prendersi cura del sé come atto propedeutico e di fiducia verso l’essere umano. È quella ricerca del senso di sé che crea solidità e concretezza al nostro modo di abitare il mondo.
Ognuno di noi in tal senso può fare la sua parte e proprio lei Lorena ha sollecitato questa forza attraverso un suo suggerimento.
Il nostro è un incontro auspicabile e sempre in forza anche per altri che ci leggeranno incontrando il nostro pensiero.
Inizi a scrivere anche ad altri come ha fatto con me, ne potrà trarre un mondo nuovo di relazioni e di connessioni pregevoli.
Se gliene parlo è perché io stessa tramite la scrittura ho costruito un mondo di relazioni importanti per la mia crescita e per la mia autorealizzazione.
Si inizia da poco ma poi nel giro di poco la scrittura, come l’acqua, trascina e conduce. Grazie Lorena.
Sonia Scarpante